Brano: Religione e fascismo
Nella Resistenza
Il dramma delle coscienze trovò il suo giusto epilogo nel rifiuto del fascismo complice e succube del nazismo nell’autunno 1943, all’indomani dell'armistizio dell’8 settembre, della liberazione del Duce e della spaccatura del Paese in due fronti contrapposti.
Don Primo Mazzolari, ad esempio, a suo tempo aveva così risposto ai quesiti morali di un giovane arruolato nell’Aeronautica: « La Chiesa non ha potuto impedire la guerra [...] (ma) non si può parlare di agnosticismo ove c’è tanta sofferenza. Chi sente il Papa parlare alla radio o legge le sue lettere, avverte sotto la forma un po’ paludata e lo stile predicatorio lo strazio del suo cuore paterno e per conseguenza, anche se non espressa in termini concreti o giuridici, la condanna della guerra e di chi la scatena ».
Silenzioso ma non indifferente, Pio XII (v.) mostrò preoccupazione nei confronti degli ebrei romani e dei prigionieri: forse, per le vittime dei lager e della brutalità nazista, avrebbe potuto dire (più che fare)[...]
[...]tà venne tenuta alta da una sparuta minoranza culturizzata capace di comprendere e anticipare le esigenze popolari. Negli anni della lotta armata, questa comprensione diventò patrimonio comune dell’intera popolazione. Certo, il confronto tra istituzione religiosa e regime fascista non si espresse sempre con chiarezza e linearità, avendo alternato fasi compromissorie a fasi di assoluta contrapposizione. Da sottolineare però come l’insegnamento della Chiesa cattolica, puntando sulla elevazione della persona umana, concorse a tenere desta la capacità creativa della base militante. E, al momento giusto, la coscienza popolare ebbe il sopravvento.
La ricostruzione
Superata la bufera bellica, bisognava fare appello a tutte le forze valide per la ricostruzione della Patria e il campo cristiano sapeva disporre di componenti diverse, a cominciare dal partito della D.C. che ritrovò le antiche energie dei popolari e le fresche leve dell’Azione cattolica.
Ad entrambe le generazioni, Alcide De Gasperi assicurò: « Crediamo di essere sulla linea dell[...]
[...]ello schieramento politico, intanto, una posizione originale era interpretata dai cosiddetti “cattolici comunisti” (v.), un picco
lo nucleo di giovani ispirati da motivi religiosi e fortemente caratterizzati dalla matrice antifascista. Agirono soprattutto a Roma negli ultimi tempi della guerra e nei primi anni di democrazia, cercando di conciliare ansie spirituali e materiali.
In un opuscolo clandestino del maggio 1944, essi sostenevano: « La Chiesa può e deve intervenire ogni qualvolta i fini morali della politica vengono, nella teoria e nella pratica, a corrompersi. È però incompetente a determinare dogmaticamente se questi fini debbano raggiungersi attraverso la monarchia assoluta o quella costituzionale, la libertà politica o l’autocrazia, la libera concorrenza o il controllo economico, la socializzazione o meno dei mezzi di produzione, e via dicendo ».
Altre frange minori avevano sposato posizioni conservatrici, di area liberale, monarchica o qualunquista, ma furono assolutamente irrilevanti dal punto di vista politico, come il r[...]